venerdì 28 maggio 2010

La cavalleria media e leggera romana del IV° sec. A.D.


















Se la tendenza ad allestire truppe di cavalleria pesante ed arcieri a cavallo è sempre più diffusa nel IV° secolo,  la tradizionale cavalleria media, cioè quella simile alle ali auxiliare da secoli presenti negli eserciti romani, resta basilare nel contesto delle tattiche militari.
I cavalli, dotati delle tradizionali selle a quattro corna che trattengono il cavaliere nei propri movimenti in assenza delle staffe, non sono protetti da armatura e perciò più agili. I cavalieri indossano maglie di ferro o corpetti semirigidi  lamellari e portano lo scudo piatto ed ovale. Come i loro predecessori sono dotati di una faretra di giavellotti ma, per la loro solidità,  possono affrontare lo scontro diretto con la spada .














Dalla seconda metà del IV° secolo si diffonde l'uso di una gualdrappa di tessuto e feltro a parziale protezione del corpo del cavallo senza, tuttavia, creargli un particolare impedimento .






























La combinazione di agilità unita alla solidità della cavalleria media ne ha fatto sempre una arma vincente, superata da quella pesante o da quella leggera, solo in determinate e particolari situazioni.



















Pur non brandendo a due mani il lungo "Kontos", la cavalleria media poteva gestire una lancia da urto .











































La cavalleria leggera  era composta sostanzialmente da arcieri e giavellottieri, inizialmente provenienti tutti dalle province Nord Africane ed, in seguito, affiancati da contingenti provenienti dai territori Slavi .















Ma è nelle province Africane che si creano i migliori e più agguerriti contingenti di cavalleria leggera come i " Mauri Feroces".






























Gli arcieri a cavallo ed i giavellottieri, generalmente, danno il via alle battaglie campali con veloci incursioni al fronte nemico seguite da altrettanto veloci ripiegamenti, un poco come usavano fare gli indiani d'America, per creare confusione e disunire il fronte, solo a quel punto poteva, poi, intervenire la cavalleria pesante . 






































Ma l'uso della cavalleria leggera continuava anche nell'inseguimento del nemico in rotta, nelle perlustrazioni, nelle piccole azioni di schermaglia e nel servizio di guardia costeggiando i fiumi che segnavano i tratti di confine del "Limes" Imperiale.






















E' probabile che anche parte della cavalleria media, alleggerita delle corazze, partecipasse a queste diverse attività tattiche proprie di quella leggera .

martedì 18 maggio 2010

La Cavalleria Corazzata Romana - Catafratti e Clibanari

Reparti di cavalleria che adottano come arma la lunga e pesante lancia da brandire a due mani ( Kontos) e perciò senza scudo, sono già apparsi alla fine del II° secolo, ma è nel III° secolo che aumentano sensibilmente di numero, al tempo dell'imperatore Gallieno, nei numerosi contingenti di cavalleria che costituiscono la riserva militare per le frequenti crisi belliche . Accanto alle cavallerie leggere di giavellottieri ed arcieri, si sviluppano reparti pesantemente armati e con cavalli dotati di gualdrappe che li ricoprono per intero ad imitazione dei guerrieri Sarmati e Persiani .


















Questo tipo di cavalleria si espande fortemente al tempo della Tetrarchia ed assorbe una buona parte degli investimenti militari. Questi contingenti sono molto costosi per il loro tipo di attrezzature e vanno a controbilanciare lo scarso equipaggiamento di fanterie, spesso leggere ed adatte principalmente alle schermaglie. Nel IV° secolo, infine, subiscono un ulteriore incremento al tempo degli imperatori Giuliano e Costanzo II° .


Inizialmente questi cavalieri chiamati "Catafratti" cioè letteralmente "protetti da corazza" sono simili ai cavalieri  Sarmati da cui sono stati influenzati : adottano elmi conici a segmenti rivettati, corazze di scaglie e protezioni per i cavalli solo per la prime linee, la loro arma è il kontos .




















Sono efficaci se riescono a caricare in formazione serrata, ma se vengono dispersi, sono facile preda di una azione congiunta di cavalieri e fanti leggeri e veloci.














Un secondo tipo di cavalieri chiamati "Clibanari", un appellativo ironico ( significa stufa..) con il quale i romani dileggiavano la nobile cavalleria persiana rivestita da capo a piedi di complete e magnifiche
armature...sicuramente caldissime sotto il sole delle piane orientali. L'aspetto imponente e di grande forza rappresentativa di queste truppe, le rese presenti accanto all'imperatore nei trionfi e nelle riserve accanto alla sua guardia personale.





































I Clibanari di ispirazione orientale adottavano elmi crestati ornati di cimieri, con il viso spesso protetto da un facciale sagomato o da maglia di ferro. Le armature erano composite di lamelle metalliche e maglia per il corpo e da segmenti circolari, simili a quelli da tempo adottati dai gladiatori, per gli arti. Un piccolo scudo, con i colori del reparto, poteva essere appeso alla spalla sinistra. I cavalli sono sempre ricoperti da una corazzatura totale o, parziale, solamente anteriore.

















Prescindendo dal loro aspetto, che meravigliava le tribù germaniche ed incuteva soggezione di fronte a tanto sfoggio di potenza, la reale efficacia di queste cavallerie non era sempre certa. Di fronte ad un serrato muro di scudi e lance della fanteria anche questa cavalleria era spesso inefficace. La difficoltà di manovrarla come un corpo unico cambiandole direzione lateralmente la rendeva facile preda di manovre a tenaglia da parte di avversari più agili e veloci.





























Tuttavia, in diverse situazioni, costituiva anche un forte deterrente psicologico sulla tenuta del fronte avversario.

venerdì 14 maggio 2010

La Battaglia di Ponte Milvio 312 A.D.















Nel III° sec. A.D. le religioni di origine orientale erano diffusissime nel mondo romano, il culto di Mitra lo era in modo particolare e coinvolgeva la gran parte dei militari. Un dio unico dalle misteriose, colte ed affascinanti liturgie che si contrappone alla convivenza di uno sterminato numero di divinità, grandi e piccole, a cui si aggiungeva anche il culto degli antenati.
Al tempo della Tetrarchia l'imperatore Diocleziano promulga come culto ufficiale dell'impero quello del " Sol Invictus" cioè una visione monoteista accentrata nella immagine del Sole. La penetrazione delle  culture orieintali e delle religioni monoteiste spiana la strada al diffondersi di quella Cristiana, che prende piede anche tra gli aristocratici ed i militari sempre più sconcertati e perplessi dalle vicende storiche che stanno vivendo e pieni di dubbi e domande che solo la religione può soddisfare.
Numericamente i Cristiani sono ancora minoranza, ma rispetto ai pagani, sono fermamente convinti e, spesso, anche, fanaticamente, e la loro voce sovrasta le altre.
L'imperatore Costantino comprende meglio di altri questo stato di cose e, alla vigilia di una importante battaglia alle porte di Roma contro il suo rivale Massenzio, prende posizione a loro favore e fa issare sui propri vessilli  la P e la X incrociate ( contrazione del nome di Cristo in greco ) ed i soldati le dipingono sui propri scudi .


Da una parte l'esercito di Costantino, inferiore numericamente, ma composto da veterani di recenti campagne : legionari celtici dalla Britannia e dalle Gallie, Auxiliari germanici e giganti biondi dell'alto Reno nelle cavallerie. Dall'altra i magnifici Pretoriani splendidamente equipaggiati, i soldati di origine Italica, da tempo inoperosi sul campo, gli auxiliari orientali e le feroci e temibili cavallerie Maure.
Quando Massenzio, con una erronea 
decisione d'orgoglio, approntò un ponte di barche per attraversare il fiume nei pressi del Ponte Milvio, demolito per una precedente scelta di difesa entro le mura della città, gli arcieri ed i giavellottieri Mauri si uniranno ai contingenti di Costantino, contribuendo alle sorti dello scontro .






























Incalzati da una carica della cavalleria, il ponte di barche si intasa di soldati che non riescono nemmeno a muoversi, si ammassano, rompono le paratie laterali e cadono nelle acque del fiume, spesso con le loro cavalcature come è ben visibile nei bassorilievi dell'Arco di Costantino che celebra, appunto, questa vittoria

. 

















Cavalieri di Costantino attaccano i pretoriani di Massenzio.










Con la morte di Massenzio caduto nel fiume ed annegato, appesantito dalle sue armi, si conclude lo scontro.
Costantino è padrone del campo e dell'Occidente, la guardia Pretoriana che ha opposto una valida e fedele resistenza, viene sciolta e dispersa. Nuove truppe la sostituiranno come le "Scholae" ed i " Praesentalis".




















 

martedì 11 maggio 2010

Soldati Romani al tempo di Costantino, inizio del IV° sec. A.D.































Una grande innovazione nata al tempo della Tetrarchia di Diocleziano, fu la creazione delle "Fabbriche" per la produzione, in larga scala, del materiale militare : le armi da offesa e da difesa, gli accessori per la cavalleria e l'abbigliamento vero e proprio. La standardizzazione obbligò ad adottare modelli di più semplice riproduzione in vasta scala, come gli elmi conici a segmenti già diffusi ed una nuova tipologia mutata dal contatto con gli eserciti Sassanidi, dei quali riprende la tecnica costruttiva. Si tratta di elmi costituiti da due semicalotte unite centralmente da una cresta rivettata, paraguance e un separato elemento posteriore con funzione di paranuca,  sono fissati elasticamente tramite porzioni di pelle. Una versione più complessa e protettiva, invece, è composta da quattro elementi a formare il coppo uniti da una cresta centrale e da due rinforzi laterali . Tutta la base, poi, e collegata ad un elemento a fascia che aumenta la profondità dell'elmo stesso. I paraguance, sempre fissati tramite striscette di pelle, sono assai più estesi ed avvolgenti































Sulla base di questi modelli standardizzati, i militari di alto rango, applicavano ricoperture in argento dorato e motivi decorati o, addirittura, incastonavano vetri colorati e pietre semipreziose. Esempi di questi ultimi sono chiaramente rappresentati nelle monete che raffigurano gli imperatori del tempo .
















Alcuni modelli più semplici  portano segni di un possibile uso di creste applicate. Riscontri archeologici ci mostrano soldati in estesa armatura di scaglie con creste di colore giallo e bianco, forse ad intendere le prime come di piume o di crine e le seconde di metallo. Un elmo ricoperto in pellicola argentata, con semplici decori e sormontato da una cresta metallica, è spesso indicato come appartenente ad un graduato di fanteria.















































Ai primi del secolo l'aspetto di un legionario è presso che quello dei decenni precedenti con la sola novità dell'elmo crestato Romano-Sassanide. La maglia di ferro è adottata nelle sue diverse misure e l'armatura di scaglia sembra destinata ai pretoriani ed alle cavallerie di guardia all'imperatore. Le corte armature semirigide di scaglie cucite anche inferiormente, si trasformano in armature composte da lamelle ( più lunghe delle scaglie ) le cui file sono cucite le une alle altre superiormente e con semplice cuoio in luogo del filo di ferro. Queste modifiche, da un lato tendono ad una maggiore robustezza a colpi inflitti dal basso verso l'alto nei confronti di un cavaliere, dall'altro ad una semplificazione e risparmio costruttivo. In questa direzione, naturalmente, anche l'adozione del duro cuoio bollito come materiale per le lamelle, cucite, in questo caso con filo di ferro. 






























Gli ufficiali solitamente adottano loriche lamellari di pregiata fattura o maglie di ferro estese ai polsi ed alle ginocchia come i soldati delle prime line























                                                                                                                             
Una battaglia tra romani al tempo degli scontri di Costantino con Licinio.



























I grandi fiumi che costituivano il naturale confine dell'impero a ovest erano percorsi da leggere imbarcazioni da guerra che ne permettevano il controllo.

venerdì 7 maggio 2010

Soldati romani al tempo della Tetrarchia, fine del III° sec. A.D.

Nell'ultimo quarto del III° secolo, la trasformazione dell'aspetto e della organizzazione militare romana termina il suo lungo e lento corso per rimanere presso che inalterata nel secolo a venire.
Le tuniche a manica lunga con i clavi interrotti e le decorazioni sulle spalle ed ai bordi inferiori sono ormai di uso comune anche nella popolazione civile. L'uso di pantaloni lunghi ( brache ) e di fasce protettive per le gambe è ugualmente diffuso nelle situazioni gravose ed un tipo di pantalone, aderente e prolungato a coprire il piede, diviene, al contrario, un abbigliamento per gli alti ranghi e si diffonde alla aristocrazie civili.
































L'antico bastone nerboruto di vite, simbolo del potere dei centurioni, è sostituito da un altro più lungo con un sostegno superiore, il mantello militare riporta spesso i decori delle tuniche ed il berretto rotondo, di tessuto o di pelliccia, diviene un simbolo dello stato militare.






























La lunga spada della cavalleria è da tempo adottata anche dalla fanteria e portata a sinistra. Gli antichi scudi rettangolari a tegola sono scomparsi definitivamente a favore di quelli piatti quasi rotondi. Solo i Pretoriani, probabilmente hanno scudi ovali con una leggera convessione.
L'ultima forma di pilum con doppio appesantimento scompare a favore di una lancia da urto accompagnata da diverse forme di aste da lancio. Le maglie di ferro sono spesso lunghe a coprire le cosce ed hanno la manica lunga.






























Anche l'uso degli ultimi elmi a "T" sopravvissuti cessa completamente, forse solo alcuni modelli, riccamente decorati e dotati di maschera centrale asportabile, sono ancora indossati da qualche truppa di guardia personale dell'imperatore. I nuovi elmi derivano la loro forma e tecnica costruttiva direttamente da quelli in uso nei popoli Sarmati con cui i Romani sono spesso venuti in contatto.






























Un ufficiale Pretoriano indossa un elmo chiuso riccamente decorato prodotto diversi decenni prima e la pesante lorica di scaglie da tempo caratteristica della guardia Pretoria.



I nuovi elmi sono costruiti mediante l'unione con rivetti di varie parti modellate separatamente e con estrema semplicità rispetto all'unico pezzo che costituiva i modelli precedenti . Un risparmio di abilità artigianale che ne permetteva una produzione diffusa ed uniforme su tutto il territorio dell'impero.

































Nel periodo di continue rivolte militari intestine e guerre di difesa dalle invasioni esterne sia ad Oriente che in Occidente, le repentine necessità di contingenti militari nelle varie aree di crisi diffuse l'uso di dividere le Legioni per mandarne contingenti nei vari territori di guerra. Questi contingenti venivano spesso uniti a due a due in nuove unità che, una volta terminata l'azione bellica, non facevano più ritorno alle legioni d'origine. Questa frammentazione portata avanti nel corso dei decenni  determinò una reale consistenza numerica delle legioni drasticamente più bassa, sostanzialmente ridotta ad un quarto di quella antica !
La riorganizzazione militare di Diocleziano in questo senso, non fu perciò una rivoluzione, ma una burocratizzazione di uno stato di cose già esistente per meglio affrontare le necessità militari dell'epoca.
Nuove legioni dalla consistenza di 1000/1500 unità furono create e di queste,  la "Gioviana" e la "Erculiana", costituivano senz'altro l'elite per organizzazione ed armamento, con le estese corazze di scaglia o maglia e gli emblemi dell'aquila sugli scudi.






























Ufficiali alle porte di Luxor.