lunedì 26 aprile 2010

Soldti romani nei fronti Orientali - III° sec. A.D.

I soldati romani di stanza nelle Province Orientali si trovano a fronteggiare una realtà militare ben diversa dalle pur pericolose aggregazioni di tribù germaniche dei confini Renani o quelle nomadiche dei confini Danubiani .
L'impero Persiano Sassanide è ricco, vasto e coeso come mai era stato con le precedenti dinastie e mette in campo un esercito di cavalleria equipaggiato ed esperto. La nobiltà adempie al ruolo di cavalleria pesante dotata di ricchi  armamenti ed aiutanti di campo ( in un certo senso antisignana di quello che sarà la "Cavalleria" medioevale ) gli altri stati della popolazione formano la cavalleria leggera di arcieri e giavelottieri, e la massa della fanteria, tutta leggera
.



















Una fanteria compatta come quella romana, con le prime due linee che costituiscono un muro di lance e scudi, mentre dietro una gran quantità di proiettili viene lanciata a ritmo incalzante, è tuttavia in grado di fermare qualsiasi cavalleria. Per questo motivo la tattica Orientale consisteva nel disunire e frammentare le linee nemiche con veloci assalti della cavalleria leggera seguiti da repentini ripiegamenti e da un costante lancio di frecce da parte degli arcieri ed anche della cavalleria pesante ( i famosi Clibanari..) che tiravano prima di imbracciare a due mani il lungo Kontos e partire al piccolo galoppo.

































Nel caso che la tattica Orientale funzionasse, la cavalleria pesante si rivelava devastante e, per contrastare questo, aumentò in maniera sempre maggiore l'adozione nelle  file romane di questo tipo di arma.


















 Anche altri tipi di cavalleria tipicamente Orientali ed adatti ai terreni che controllavano, come quella Camellata, era in uso da ambo le parti.






























Al tempo dell'imperatore Aureliano, le truppe romane si trovarono a contrastare quelle della regina Zenobia, nelle quali, contingenti egiziani adottavano anche armi dall'aspetto classicamente etnico ed esistevano fanti Giudei specializzati nell'uso di mazze ferrate .




















































L'importanza degli arcieri nelle tattiche militari aumenta considerevolmente, soprattutto quello delle cavallerie che, pur intendendole leggere, potevano adottare complete armature difensive, anche per compensare la ovvia mancanza dello scudo.






























Nel momento di piena crisi del III° sec. A.D. al tempo dell'imperatore Valeriano, le armi dei Sassanidi ebbero più volte ragione di quelle romane.

giovedì 22 aprile 2010

Soldati romani con cappuccio nella metà del III° sec. A.D.


Nella metà del III° sec. A.D. l'impero romano si trova a fronteggiare diverse situazioni di crisi contemporaneamente, sia in Occidente che in Oriente. A salvarlo da una situazione insostenibile interviene il regno vassallo della fiorente città di Palmira con il suo esercito, guidato dal re Odenato ed alla sua morte dalla vedova regina Zenobia, contro l'impero Sassanide Persiano.
Un famoso dipinto murale raffigura soldati appiedati ricoperti da lunghe corazze di scaglia, con corte spade ( assimilabili ai gladi romani ) e scudi esagonali con rinforzi trasversali. Ma la caratteristica che più incuriosisce è l'uso di cuffie di scaglia al posto dell'elmo.
Un ritrovamento archeologico ci descrive gli scudi come costruiti con robuste e leggere canne affiancate e percorso trasversalmente da rinforzi in pelle ( quelli nella raffigurazione sono anche dotati di un classico umbone centrale metallico alla maniera romana ).
Molte congetture sono state fatte circa questi soldati, la prima che si tratti di forze militari Palmirene attrezzate secondo i loro usi e costumi. Un altra che si tratti di truppe romane di stanza da tempo nelle Province Orientali e che ne abbiano assorbito alcune caratteristiche dell'armamento, in particolare l'uso della cuffia in luogo dell'elmo.
Questa ipotesi può essere suffragata dalla crescente difficoltà nel reperimento di artigiani in grado di produrre i complessi elmi a "T" :  la datazione del 260 A.D. per un elmo in bronzo non ancora terminato ed abbandonato, è la più recente che riguardi questo tipo di manufatti. Considerando che un elmo poteva restare in uso anche per tre decenni, si può supporre che nell'ultimo quarto del secolo ve ne fossero ancora in circolazione ma, essendone cessata la produzione,  la grande maggioranza fosse d'altro tipo.
Un altra ipotesi è che, i soldati rappresentati, siano dei cavalieri Catafratti appiedati. Quest'ultima supposizione è stata accolta, inizialmente, da molti disegnatori di tavole  perche giustificava l'estesa armatura, in seguito, con l'accettazione di una armatura molto coprente anche per le fanterie delle prime file, questa motivazione ha perso di validità .


Interpretazione del soldato con cappuccio come militare Palmireno _
































Un manoscritto del V° sec. A.D. raffigura militari di guardia attorno al comandante ed ai suoi ufficiali, armati con estese maglie di ferro dotate di cappucci, lunghe lance ed ampi scudi ovali dal classico aspetto romano del tempo.
E' ovvio pensare che questo aspetto del militare, nato dalla contaminazione di caratteristiche Provinciali Orientali, si sia in seguito diffuso anche in ambito Occidentale.

lunedì 19 aprile 2010

L'aspetto dei militari in armi della metà del III° sec. A.D.

Dal secondo quarto del III° secolo si diffondono nuove modifiche all'equipaggiamento militare.
Gli scudi sono costruiti semplicemente con assi di grosso spessore e perdono i tradizionali rinforzi posteriori.
Sono sempre ovali ma più larghi, quasi rotondi . La cornice di rinforzo esterna non è più composta da elementi in bronzo ma, più semplicemente ed economicamente, da una striscia di cuoio cucita tramite fori praticati nel perimetro di legno dello scudo stesso. Il disegno dei simboli è assai vario, dalla semplice inquadratura, alle croci inghirlandate, al solo colore rappresentativo del reggimento con il simbolo dello stesso nella parte inferiore ed uno propiziatorio in quella superiore. Alcuni, dedicati probabilmente ai giochi della cavalleria, sono ornati in maniera elaborata, come pure quelli delle truppe per lungo tempo non impiegate in azioni sul campo.
Sono ancora prodotti  vecchi sudi rettangolari a tegola e sussiste l'ipotesi che possano essere stati usati dai Pretoriani che, da sempre, adottano la versione più classicamente romana delle armi. Anche il vecchio Pilum, ora appesantito da due bocce di piombo ed irrobustito lungo l'asta da una ricopertura di corda, è prerogativa dei Pretoriani, come pure il classico Sagum in luogo del semplice mantello militare rettangolare.
Gli elmi mantengono l'aspetto coprente dei precedenti senza subire mutamenti, solo si diffonde l'uso del bronzo a scapito del ferro.
Le maniche delle armature di maglia si allungano al gomito e spesso al polso. Anche la lunghezza tendenzialmente aumenta e spesso si ferma appena sopra il ginocchio. Anche le armature di scaglia seguono questa tendenza ad essere maggiormente coprenti, mantenendo le due piastre sul petto di protezione al foro per il capo.
Bordi di maglia di bronzo spesso ornano le corazze di maglia e strisce alternate di scaglie di bronzo e ferro caratterizzano l'aspetto dei militari di alto stato o ufficiali.
Il modello di corazza semirigida a scaglie cucite anche inferiormente, continua ad essere adottato principalmente dalla cavalleria ed indossato sopra alle maglie di ferro dai legionari delle prime linee. Anche una sorta di collare di scaglie viene spesso adottato sopra le maglie di ferro ad aumentarne la protezione.
La cavalleria assume una importanza strategica e di stato sempre maggiore, aumenta di numero e la varietà delle specializzazioni : Oltre alla classica cavalleria "media" capace di azioni di disturbo ma anche di duello vero e proprio, viene incrementata quella "leggera" di arcieri e giavellottieri ed all'opposto, quella "pesante" dei Contarii armati di lunghe lance brandite a due mani e protetti da lunghe maglie di ferro, corsetti di scaglia, collari, gambali ed elmi con maschere . Questa cavalleria agiva in formazione serrata  in azioni di sfondamento delle linee nemiche.

Militari romani in armi nella metà del III° sec. A.D.

Una sosta dopo lo scontro. Il legionario Lanciario di sinistra indossa una faretra per i giavellotti sopra una corta maglia di ferro mentre l'altro, un legionario delle prime linee indossa una corazza di scaglie e protezioni alle gambe, ambo e due hanno coprenti elmi a "T" indossati sui copricapo di stoffa di tipo Frigio.

  

Legionari in battaglia. Quello ferito adotta la corazza semirigida di scaglie e protezione alle gambe, l'altro una maglia di ferro lunga e decorata alle estremità con un tratto di maglia di bronzo.




Legionari impegnati contro arcieri a cavallo Sassanidi. A destra, in azione, Lanciari con le faretre per i giavellotti, al centro un ufficiale ferito indossa una maglia di bronzo ed un elmo dotato di cimiero. Lo protegge un legionario armato con una specie di Pilum usato come come lancia da urto.

Legionari soccorrono l'imperatore Gallieno ferito. A destra, con la cuffia di scaglie, un legionario Lanciario. Al centro un arciere. Alla sinistra due legionari di prima linea armati pesantemente e protetti da un corpetto semirigido e collari di scaglie, indossati sopra alle maglie di ferro, e gambali.

Cavalieri romani. In alto un Draconario regge lo stendardo da cui prende il nome, indossa una corazza semirigida di scaglie con piastre di rinforzo alle spalle ed al collo. In basso un legionario trattiene la cavalcatura di un ufficiale, a sinistra, con cimiero sull'elmo.

 

Cavaliere Catafratto romano. Oltre ad una estesa maglia di ferro, indossa un corpetto semirigido, un collare di scaglia e gambali prolungati al ginocchio. Anche il cavallo è ricoperto da una corazza di scaglie di bronzo sul corpo e di cuoio sul collo, mentre sul muso indossa una decoratissima protezione in metallo. L'elmo del cavaliere è dotato di una maschera completa finemente scolpita ed adorno di vistosi pennacchi.

 
Legionari romani .

Cavaliere Stablesiano, arciere a cavallo e legionario della Seconda Partica.


Legionario della seconda metà del III° sec. A.D.

 
Suonatore di buccina.
Uno scontro tra cavalieri romani della prima metà del terzo secolo .


Una parata di soldati romani della metà del terzo secolo, portatori delle varie tipologie di insegne.



mercoledì 14 aprile 2010

L'abbigliamento militare romano della metà del III° sec. A.D.

Dal tempo dei Severi i reperti archeologici ritrovati, soprattutto tombali,  tendono a rappresentare i militari con le armi che li caratterizzano ma senza elmi ed armatura. Dopo le prime, errate, ipotesi di un disuso dovuto alle situazioni di crisi contingenti, una semplice riflessione ci aiuta a capire : il concetto di divisa o uniforme militare era assai diverso, l'uniformità ( cioè un aspetto simile nella moltitudine ) si veniva a creare all'interno di ogni singolo raggruppamento ed era più evidente per quelli più ricchi e maggiormente equipaggiati che svolgevano le loro funzioni alla presenza dell'imperatore.
Un militare in armi indossava la cintura, la bandoliera con la spada e, se svolgeva un servizio, lo scudo ed una lancia, ma l'armatura e l'elmo erano usati solo in territorio di guerra o prima di uno scontro. Insomma non erano ciò che noi possiamo intendere come la cosa più vicina ad una moderna divisa. Piuttosto lo era la tunica a maniche lunghe ed il semplice mantello rettangolare fermato sulla spalla destra da una fibbia metallica, l'adozione delle braghe lunghe e delle fasce di stoffa avvolte a protezione delle gambe e, naturalmente, le robuste calzature dalle suole rinforzate.
Nel tempo l'aspetto dei due "clavi" che percorrono la tunica per tutta la sua lunghezza ( come in quelle civili ) tende ad essere affiancato da altri motivi : compaiono strisce che si interrompono all'altezza del torace e riprendono nella parte inferiore della tunica e terminano con una freccia, spesso sono strette e doppie. A volte un simbolo ( ad es. la svastica di origine orientale ) od un decoro viene applicato in basso ai lati della tunica.
Il colore prevalente è sempre il bianco-sporco, ma anche il rosso è ancora presente, come pure l'azzurro che, a quanto risulta, era adottato dalle truppe di marina e fluviali. La differenza tra un abbigliamento della truppa e quello degli ufficiali risiedeva unicamente nella maggiore qualità della fattura e dei decori e, forse, nell'adozione convenzionale di un colore per il mantello ( rosso o bianco ) diverso dal giallo-nocciola largamente adottato.
Anche i copricapo erano di diverse fogge : i più diffusi, probabilmente, erano di stoffa a forma conica che, indossati anche sotto l'elmo ne costituivano una sorta di imbottitura. Una versione con la punta tondeggiante che ricade in avanti ( il berretto frigio ) è spesso raffigurata nei reperti archeologici e nelle immagini che fanno capo alla religione Mitraica, molto diffusa tra i militari. Esistono, però, anche copricapi con larghe falde e dalle diverse fogge.



Militari romani nella metà del III° sec. A.D.

La vita all'interno delle mura fortificate di una città romana.























 






Vexillario ed ufficiali romani.

























Legionario di marina. Ufficiale e legionario delle torri 
di guardia del Vallo Adriano. 








Alessandro Severo











Massimino il Trace con una sua guardia personale



















Un centurione istruisce reclute di arcieri che, per il loro stato, indossano la versione più semplice e classica delle tuniche con la stoffa annodata dietro il collo.




















Ufficiale nel classico abbigliamento con mantello frangiato chiaro come la tunica.






























Comandante di cavalleria in armi .


giovedì 8 aprile 2010

L'aspetto dei Soldati Romani all'epoca di Settimio Severo

Dopo una lenta e progressiva evoluzione nell'aspetto del militare romano nel secolo precedente, al tempo dell'imperatore Settimio Severo e cioè a cavallo tra la fine del II° sec. ed i primi del III° sec. A.D. il cambiamento si fa più evidente.
La produzione degli elmi di tipo Italico Imperiale è sempre più rara e composta da esemplari raffinati e finemente decorati mentre si diffonde sempre più il modello con rinforzi incrociati alla sommità ed ampie paragnatidi  che lasciano visibili solo gli occhi, naso e bocca, già adottato in precedenza dalla cavalleria.
Quest'ultima adotta elmi simili, con coppi molto profondi ed un livello di finiture e decori  superiore. Alla sommità recano spesso un umbone i cui può essere inserito un pennacchio di crini di cavallo.
La produzione di corazze segmentate sembra diminuire nettamente ( nell'arco di Settimio Severo la loro presenza è minoritaria rispetto agli altri tipi ) mentre si diffonde l'uso di un modello a scaglie cucite anche verticalmente, la superiore con l'inferiore, in maniera da renderne impenetrabile la struttura. Tale caratteristica costruttiva le rende poco flessibili perciò la loro dimensione non supera quella della segmentata. Anteriormente, in corrispondenza del capo, presentano uno spazio aperto, per facilitarne l'indossabilità, protetto da una doppia placca metallica, spesso finemente decorata.
  L'uso dello scudo ovale da parte dei legionari  si va diffondendo a scapito del tradizionale scudo rettangolare a tegola, relegato, probabilmente, alle prime linee degli schieramenti che creano un vero e proprio "muro" difensivo, al contrario delle file posteriori costituite dalla nuova specializzazione dei legionari : i "Lanciarii", cioè lanciatori di giavellotti che sono in grado di effettuare una vera pioggia di proiettili contro lo schieramento nemico ed assurgono ad un grosso rilievo tattico per la loro flessibilità in azioni di vario tipo, anche contro le famose cavallerie orientali.
I simboli presenti negli scudi seguono la tradizione ma si diffondono disegni semplici di croci inghirlandate, non solo per le truppe auxiliarie, ma per le stesse legioni.
Le tuniche a manica lunga, di derivazione Celtica e Germanica, si avviano a soppiantare quelle a manica corta, i colori sembrano essere il bianco-sporco della lana o lino naturali ( non tinti ) ed il rosso ( tinto con l'economica cocciniglia piuttosto che con la costosa porpora ) da sempre inteso come il colore del guerriero.
Gli scarponcini subentrano definitivamente, nell'uso comune, alle vecchie "Calighe".
La cintura, simbolo del militare anche in tenuta priva di corazza ed elmo, si avvia a diventare sostanzialmente diversa : le strisce pendenti anteriori scompaiono e le placchette metalliche che la caratterizzavano non vengono più applicate. Compaiono lettere che compongono frasi beneauguranti ma la tendenza è verso un modello di cuoio con una grossa fibbia rotonda ed il terminale diviso in due parti ornate da applicazioni metalliche alle estremità. La lunghezza della cintura stessa permette a quest'ultima di essere avvolta su se stessa più volte e presentare i due pendenti lateralmente .
La spada è ora portata a sinistra ( con lo scudo ovale ) sospesa da una larga bandoliera sulla quale sono spesso applicate decorazioni metalliche ed un terminale basculante di metallo istoriato. Anche questa bandoliera diverrà simbolo dello "status" militare.




Soldati Romani all'epoca di Settimio Severo

Cavaliere Contario che, senza scudo, regge la pesante lancia a due mani, indossa la maglia di ferro di nuova lunghezza e protezioni alle gambe. I legionari indossano l'uno la corta corazza semirigida a scaglie mutuata dalla cavalleria e l'ultimo elmo Italico Imperiale, l'altro la maglia di ferro ed un coprente elmo a "T".





















Cavalieri di una Ala di cavalleria equipaggiati in maniera classica con elmi particolarmente decorati.







Legionario romano.



















Ufficiale di cavalleria in ispezione ad una torre di guardia devastata sul confine Renano.













Legionario in marcia con il classico affardellamento.
















Legionari in battaglia.





















Legionario ed Arciere a cavallo, una tipologia di cavaliere che subisce un grosso incentivo sia per i numeri messi in campo che per la distribuzione su molti fronti anche Occidentali come la Britannia.



Un centurione.


Legionario romano di stanza al fronte Orientale.